mercoledì 18 marzo 2020

A volte ritornano...

Un giro per i luoghi di casa


La pianura padana ha sempre avuto un fascino inspiegabile su di me. Certo, sono - come quasi tutti i lombardi - un po' campanilista e attaccato alle mie origini... ma ho sempre avuto un debole particolare per i paesaggi di campagna, per le cascine, per i fiumi, per la dolce serenità del verde sconfinato dei campi, del fruscio del Naviglio Grande... Casa.
Appena riesco, adoro prendere la bicicletta e girare per le campagne del Parco Agricolo, andare fino al Ticino a vedere il bianco dei sassi e, se si è fortunati, ammirare qualche aeroplano sul sentiero di discesa della pista 35 Destra della Malpensa.

Bando alle ciance. Qui, nel mio rifugio virtuale, si può ammirare la pianura padana anche a 2.500 piedi da terra.
E' un fresco lunedì di marzo, il cielo è limpido, azzurro senza una nuvola e la temperatura è gradevole. Un anticipo di primavera a tutti gli effetti. Perché non rispolverare il versatilissimo Tucano? Da 8 primavere attende, strepitante, di riprende il volo e sfogare tutti e 80 i cavalli del mitico Rotax 912 quattro tempi. La fortuna è avere un team di maniacali appassionati che, giorno dopo giorno, tengono questo formidabile mezzo nelle condizioni di volare: checks periodici al motore, alla catena di trasmissione, al carburatore, alla strumentazione di volo, al telaio. Coccolato come un neonato.

Ore 15.50. Bresso aeroporto. Parcheggio davanti allo storico Bar dell'Aeroclub, ordino un caffè. 
Due chiacchiere con gli amici dell'aeroporto e sono subito a compilare il piano di volo - obbligatorio oggi, perché passeremo per uno spazio aereo di classe D, quello controllato dalla Malpensa. Voglio sorvolare la centrale idroelettrica di Turbigo, fare un passaggio sul Naviglio e tornare a casa. Così, per sgranchire un po' le ali.



Antonio ha già preparato il piccolo Tucano: è già fuori dall'hangar che mi aspetta, pulito e col serbatoio pieno. Dopo il walkaround apro la portiera del lato di sinistra, mi accomodo sul seggiolino, lo sistemo secondo le mie misure e allaccio le cinture, stringendole quanto basta. 



Batteria "on", avionica in funzione, cuffie attaccate alla radio, radio check, chiudo il portello. Fuel pump "on" e altimetro corretto. Ci siamo quasi.


Magneti "on", starter premuto. Il piccolo Rotax si risveglia, sbuffa un po', rantola, e poi si spegne. Antonio fa cenno di riprovare... dopo aver sputacchiato un pennacchio di fumo bianco, i cavalli del Rotax iniziano a galoppare. Si saranno emozionati: dopo 8 anni stanno per riprendere il volo. 
Per essere sicuri, do un po' di manetta, controllo gli RPM, temperature e pressioni "all green". 
Decido di farmi un paio di giri sul piazzale per riprendere dimestichezza con la pedaliera e controllare la libertà di movimento dei controlli. 
Il Tucano ha insegnato a volare intere generazioni di giovani, tra gli anni 60 e gli anni 80. E' robusto, durevole, concede ampi margini di errore e la gestione costa davvero poco, soprattutto con un quattro tempi: un vero affare per tutte le scuole di VDS disseminate per la penisola. Per non parlare delle prestazioni: facile da manovrare (dotato anche di trim elettrico), "personalizzabile" (ce ne sono in giro un sacco di varianti: dalle più eleganti alle più ignoranti), decollo e atterraggio in un fazzoletto di terra.  



Dopo aver girato in lungo e in largo il piazzale dell'aeroporto, mi decido a comunicare alla Torre il rullaggio verso la pista 36 "Bresso Torre buongiorno: India - Alfa Lima Echo Xray è in rullaggio verso la 36, lato erba". L'abitacolo del Tucano è molto comodo: la posizione del sedile e della barra di comando consentono un'ampia libertà di movimento. Mi piace la posizione della manetta: in basso, a sinistra, a fianco del seggiolino, è molto ergonomica. Di rilevo è anche l'ampiezza di visuale, grazie al contenuto pannello degli strumenti, fissato al centro dell'abitacolo: dal tettuccio fino all'altezza dei piedi.
Ho attaccato una piccola go-pro all'estremità dell'ala, per immortalare qualche scorcio. 

  

"India - ALEX sta decollando. Pista 36, lato erba, per partenza a Ovest"
Manetta al massimo, il carrello sobbalza sull'erba mentre l'aereo prende rapidamente velocità. Correggo la direzione con qualche colpo alla pedaliera, per mantenere il centro-pista... tiro dolcemente verso di me la barra... il Tucano stacca il carrello da terra e si arrampica a una velocità incredibile, per le sue modeste dimensioni. Il tempo di realizzare di essere seduto, galleggiando nell'aria, su una piccola struttura in tubi di acciaio e inizio a virare a Ovest, verso il primo punto di riporto, Garbagnate Milanese: una piccola e ridente cittadina a qualche km di distanza dal campo di volo delle Groane. Gas aperto durante la salita verso i 2.500 piedi, poi riporto la manetta fino ai 5.000 giri, controllando temperatura di acqua e olio e la pressione dell'olio.
Dopo qualche minuto, ecco la cittadina sulla sinistra: giusto il tempo di salutare verso la casa della nonna e sono già in virata verso la prossima prua, Arluno. 
Arluno è "famosa" più che altro per l'omonima uscita autostradale sulla A4, utilissimo punto di riferimento quando si vola in VFR.  


Camion, automobili e motociclette sembrano puntini, da qui. Il traffico oggi è moderato, si può notare una piccola congestione, ma solo in prossimità dello svincolo.
Spostando lo sguardo verso l'orizzonte, si scorge appena il Ticino.  


Una volta trimmato a dovere, il Tucano è stabile come un liner: si mantiene in volo livellato senza più alcuna correzione e oggi, senza vento in quota, posso persino permettermi di staccare la mano dalla barra di controllo.
Avvicinandoci al Ticino, mi attrezzo per chiedere a Malpensa Torre l'autorizzazione al transito nello spazio aereo di classe D da lei controllato. Speriamo di non trovare troppo traffico pesante in avvicinamento. 


Lo spazio aereo intorno alla Malpensa è uno fra i più trafficati di Italia. La vasta area si divide in due zone, al cui interno troviamo Milano Arrivi e Malpensa Torre a gestire il flusso aereo in ingresso e in uscita. La zona 1 comprende ben tre Aerodrome Traffic Zones, vale a dire Malpensa, Cameri e Vergiate. Mentre MXP è uno degli scali più trafficati d'Europa e Cameri una base militare, Vergiate è un piccolo aeroporto con una pista in asfalto molto corta e una scuola di volo (Air Vergiate) in cui mi sarebbe tanto piaciuto prendere il brevetto. La zona di Vergiate è poi una tra le meno regolamentate, essendo classificata con la lettera "G" e, pertanto, adatta al traffico di Aviazione Generale.
Ma a noi interessano le zone di Malpensa.
La prima, CTR 2, la dobbiamo immaginare in tre dimensioni, lungo tutto il perimetro disegnato dalla cartina aeronautica. La fascia di restrizione "verticale" - classificata come spazio aereo di classe A, che impedisce il transito ad apparecchi come il nostro - è di appena 500 piedi. Da un livello inferiore di 1.500 piedi a un livello superiore di 2.000 piedi sul livello del mare. Nessun problema, ci abbassiamo fino a raggiungere i 1.000 piedi e il transito è libero, senza neppure la necessità di chiedere un'autorizzazione. Chissà, magari incontreremo qualche paramotore.
Avvicinandoci all'aeroporto, le restrizioni si fanno però sempre più severe. La seconda zona, CTR 1, oltre ad avere un perimetro molto più esteso, si estende in senso verticale a partire dall'altezza del suolo, ergendosi fino ai 2.000 piedi sul livello del mare; è classificata, inoltre, come spazio aereo di classe "D", pertanto gli aeromobili in transito VFR necessitano di un'apposita autorizzazione in ingresso e in uscita.
Ma i problemi non finiscono qui: abbiamo una serie di "no fly zones" che costellano la zona: si tratta della zona di Novara, San Martino di Trecate e Busto Arsizio e delle zone "protette" su cui è impedito il volo, salvo eccezioni, fino a 500 piedi dal suolo.




Mentre il piccolo Tucano procede stabile verso Corbetta, mi concedo qualche minuto di relax, osservando dallo spazioso cupolino il paesaggio...


Lo Stadio Comunale, il campanile, il Municipio, il parco del Comune, le piazze... che bello poter ammirare luoghi così familiari e scontati da un'altra prospettiva, sembra quasi di rivivere ricordi e momenti passati, racchiusi in uno sguardo.
Ci lasciamo presto alle spalle il piccolo centro storico di Corbetta, direzione Robecco sul Naviglio, il prossimo punto di riporto.
Robecco è uno splendido Comune di circa 7.000 anime, sito in una posizione che ha consentito un florido sviluppo dei commerci fluviali lombardi nel XVI secolo. A breve distanza da un altro famigerato corso d'acqua - il Ticino - Robecco è attraversata dal Naviglio Grande, sulle cui sponde sorgono meravigliose ville storiche, ponti e ponticelli caratteristici. Tra la seconda metà del 1.400 e gli inizi del 1.500 nel milanese sono stati realizzati 90 km di canali. La storia non finisce qui, però: è solo grazie al genio di Leonardo, che ideò nel 1484 un complesso sistema di chiuse, che l'intera rete fluviale divenne navigabile.
Passeggiando sul lungo Naviglio si possono ammirare, soprattutto in corrispondenza di grandi ville risalenti al 1.500, antichi e rudimentali "moli", cui erano solite attraccare zattere e trasporti. Il Naviglio è stato un notevole centro strategico commerciale che ha lasciato i segni delle ricchezze commerciate del tempo. I palazzi signorili tra Turbigo e Robecco ne sono un chiaro esempio.
Cerco con lo sguardo il ponte di Boffalora, un altro piccolo Comune a una manciata di km da Robecco, dove di solito è ormeggiato "el barchétt". Si tratta della storica corriera - letteralmente "la barchetta", che faceva la tratta Turbigo - Boffalora - Gaggiano - Darsena milanese.




Si incomincia a fare sul serio: abbandoniamo la prua del punto di riporto di Robecco sul Naviglio e inizio una lenta virata che porta il velivolo a puntare il Ticino. Riduco leggermente i giri del motore e il piccolo Tucano inizia dolcemente a cambiare assetto. Voglio portarmi sui 1.000 piedi per poter essere al di sotto del limite inferiore dello spazio aereo CTR 2. Io e il piccolo Tucano vi faremo ingresso da Sud, sorvolando il Ticino.
Sintonizzo la frequenza radio su Malpensa Arrivi... ed ecco che il piccolo abitacolo si riempie di frenetiche comunicazioni tra l'ATC e il traffico in arrivo all'aeroporto di Malpensa. 
Qualche minuto più tardi sposto lo sguardo a sinistra: il Ticino si apre in tutta la sua bellezza.







Mi accorgo come sia facile manovrare il Tucano: merito anche del clima, perfetto per trascorrere qualche ora galleggiando in mezzo al cielo, ad ogni movimento della barra di controllo corrisponde, con precisione, una prevedibile risposta dell'aereo. Con una mano sulla manetta e l'altra sulla barra di controllo mi guardo intorno, con più attenzione a mano a mano che mi addentro nella zona CTR 2.
Il Ticino ha un'influenza benefica sugli occhi e sull'anima di chi lo guarda. E' misteriosamente attraente. 
In lontananza, si intravedono le ciminiere della centrale idroelettrica di Turbigo. 
Vorrei soffermarmi ad ammirare le bellezze paesaggistiche che offrono le sponde del Ticino, ma sono quasi nella CTR 1. 





Aspetto che Milano vettori un grosso 738 della Air Europa, in avvicinamento diretto sul sentiero di discesa per l'ILS della pista 35 Destra e apro la comunicazione "Milano Radar buongiorno. India - Alfa Lima Echo Xray è un Tucano ultraleggero avanzato, in VFR per Bresso, si trova a 12 miglia Sud, ore sei, prua 339° inbound verso TURBIGO, millecinquecento piedi, in salita a duemila, chiede autorizzazione al transito, ingresso previsto tra 2'" "India - ALEX buongiorno, autorizzato, continuare verso il punto di riporto TURBIGO, altimetro 1028, poi segue MAGENTA in uscita, conferma?" "Altimetro 1028, continuare verso TURBIGO, conferma MAGENTA in uscita, per India - ALEX" "India - ALEX ricevuto, riportare a TURBIGO a 2.000 piedi" "Ricevuto, riportare a TURBIGO, 2.000 piedi, India-ALEX".
Seguiamo la prua stabilita, avvicinandoci alle ciminiere della centrale idroelettrica... sulla destra ricompare il Naviglio Grande. A intervalli regolari controllo la situazione fuori dal cupolino... l'ultima cosa che vorrei è cadere come un sasso, capottato dalla turbolenza di un liner che mi passa sopra la testa. La wake turbulence è infatti un fenomeno temutissimo, soprattutto dai più "piccoli". Si tratta di una serie di vortici e di masse di aria che lasciano, dietro di sé, gli aeromobili. Più massa hanno i mezzi, più intensa sarà la turbolenza, più pericoloso è trovarsi in traiettoria.






Ci avviciniamo alla centrale idroelettrica: davanti a noi, le rilassanti acque del Ticino, sulla destra si scorgono già le PAPI lights delle piste 35 Sinistra e Destra di Malpensa. Che impressione, viste dall'abitacolo di un piccolissimo ultraleggero.
Ancora nessun bestione nelle vicinanze... Nel dubbio, meglio sbrigarsi e liberare il CTR.
Riporto la mia posizione a Milano Radar. Una virata sulla centrale, un passaggio sul naviglio... prua verso il successivo punto di riporto. Dopo qualche minuto di volo, ancora al riparo dai grossi jet che stanno affollando l'area, stiamo uscendo dallo spazio aereo controllato, quasi su Magenta. Salutiamo il gentile controllore e torniamo al relax del volo "deregolato".
Una volta lasciata alle spalle Magenta, cerco con lo sguardo l'Autostrada A4 Torino - Trieste, che ci porterà fino alle porte di Milano, per entrare nel circuito di traffico destro della pista 18, a Bresso aeroporto.





Sul percorso di ritorno all'aeroporto di Bresso, qualche raffica di vento interrompe i miei pensieri che si stavano pericolosamente accumulando... Riporto l'aereo in volo livellato e do un'occhiata alle temperature e le pressioni. Ho ancora mezzo serbatoio di autonomia: un margine di sicurezza abbondante che mi consente di effettuare qualche go-around senza problemi.
L'autostrada non è particolarmente affollata: solo qualche mezzo pesante e poche automobili. Del resto, non è ancora orario di punta.
Dopo qualche km percorso in compagnia del traffico terragnolo, arrivo in prossimità della Ghisolfa. Sintonizzato su Bresso Traffico, riporto la mia posizione in coincidenza del punto "Oscar" indicato sulla cartina aeronautica. La piana e tranquilla campagna lombarda si interrompe, per lasciare spazio a vaste aree urbanizzate: la terribile periferia milanese.



Contento per aver seguito alla lettera quanto pianificato, inizio una lenta discesa che mi porterà fino ai 1.500 piedi, per sorvolare il secondo punto standard segnalato dalla cartina aeronautica di Bresso - un complesso di gasometri - e riporto l'ingresso nel braccio di sottovento della 18.
Ecco che, come previsto, compare il complesso aeroportuale.




Porto la manetta quasi al minimo, mi stabilizzo sul braccio di sottovento e mi preparo a segnalare la posizione di ingresso nel braccio di controbase. Nessun traffico nella zona di Bresso aeroporto, se non un bellissimo Quicksilver - un microlight solo tubi e tela ad abitacolo scoperto - che sta rullando verso la pista 36... ci daremo il cambio. 




Manovro l'agile Tucano fino a portarmi sul sentiero finale di discesa: qualche raffica lo fa galleggiare un po', ma i comandi rispondono prontamente agli input. C'è un po' di aria sporca. Riporto "in finale", a qualche decina di metri tolgo del tutto la manetta e plano verso il terreno... inizio la cabrata finale e il carrello del Tucano tocca dolcemente l'erba un attimo prima dello stallo. 
Dopo aver salutato il collega aviatore sul Quicksilver rullo verso l'hangar, comunicando alla Torre di aver liberato la pista.
Safe and sound, on the ground, spengo il mio piccolo compagno di avventura, soddisfatto. 



  


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