mercoledì 18 marzo 2020

A volte ritornano...

Un giro per i luoghi di casa


La pianura padana ha sempre avuto un fascino inspiegabile su di me. Certo, sono - come quasi tutti i lombardi - un po' campanilista e attaccato alle mie origini... ma ho sempre avuto un debole particolare per i paesaggi di campagna, per le cascine, per i fiumi, per la dolce serenità del verde sconfinato dei campi, del fruscio del Naviglio Grande... Casa.
Appena riesco, adoro prendere la bicicletta e girare per le campagne del Parco Agricolo, andare fino al Ticino a vedere il bianco dei sassi e, se si è fortunati, ammirare qualche aeroplano sul sentiero di discesa della pista 35 Destra della Malpensa.

Bando alle ciance. Qui, nel mio rifugio virtuale, si può ammirare la pianura padana anche a 2.500 piedi da terra.
E' un fresco lunedì di marzo, il cielo è limpido, azzurro senza una nuvola e la temperatura è gradevole. Un anticipo di primavera a tutti gli effetti. Perché non rispolverare il versatilissimo Tucano? Da 8 primavere attende, strepitante, di riprende il volo e sfogare tutti e 80 i cavalli del mitico Rotax 912 quattro tempi. La fortuna è avere un team di maniacali appassionati che, giorno dopo giorno, tengono questo formidabile mezzo nelle condizioni di volare: checks periodici al motore, alla catena di trasmissione, al carburatore, alla strumentazione di volo, al telaio. Coccolato come un neonato.

Ore 15.50. Bresso aeroporto. Parcheggio davanti allo storico Bar dell'Aeroclub, ordino un caffè. 
Due chiacchiere con gli amici dell'aeroporto e sono subito a compilare il piano di volo - obbligatorio oggi, perché passeremo per uno spazio aereo di classe D, quello controllato dalla Malpensa. Voglio sorvolare la centrale idroelettrica di Turbigo, fare un passaggio sul Naviglio e tornare a casa. Così, per sgranchire un po' le ali.



Antonio ha già preparato il piccolo Tucano: è già fuori dall'hangar che mi aspetta, pulito e col serbatoio pieno. Dopo il walkaround apro la portiera del lato di sinistra, mi accomodo sul seggiolino, lo sistemo secondo le mie misure e allaccio le cinture, stringendole quanto basta. 



Batteria "on", avionica in funzione, cuffie attaccate alla radio, radio check, chiudo il portello. Fuel pump "on" e altimetro corretto. Ci siamo quasi.


Magneti "on", starter premuto. Il piccolo Rotax si risveglia, sbuffa un po', rantola, e poi si spegne. Antonio fa cenno di riprovare... dopo aver sputacchiato un pennacchio di fumo bianco, i cavalli del Rotax iniziano a galoppare. Si saranno emozionati: dopo 8 anni stanno per riprendere il volo. 
Per essere sicuri, do un po' di manetta, controllo gli RPM, temperature e pressioni "all green". 
Decido di farmi un paio di giri sul piazzale per riprendere dimestichezza con la pedaliera e controllare la libertà di movimento dei controlli. 
Il Tucano ha insegnato a volare intere generazioni di giovani, tra gli anni 60 e gli anni 80. E' robusto, durevole, concede ampi margini di errore e la gestione costa davvero poco, soprattutto con un quattro tempi: un vero affare per tutte le scuole di VDS disseminate per la penisola. Per non parlare delle prestazioni: facile da manovrare (dotato anche di trim elettrico), "personalizzabile" (ce ne sono in giro un sacco di varianti: dalle più eleganti alle più ignoranti), decollo e atterraggio in un fazzoletto di terra.  



Dopo aver girato in lungo e in largo il piazzale dell'aeroporto, mi decido a comunicare alla Torre il rullaggio verso la pista 36 "Bresso Torre buongiorno: India - Alfa Lima Echo Xray è in rullaggio verso la 36, lato erba". L'abitacolo del Tucano è molto comodo: la posizione del sedile e della barra di comando consentono un'ampia libertà di movimento. Mi piace la posizione della manetta: in basso, a sinistra, a fianco del seggiolino, è molto ergonomica. Di rilevo è anche l'ampiezza di visuale, grazie al contenuto pannello degli strumenti, fissato al centro dell'abitacolo: dal tettuccio fino all'altezza dei piedi.
Ho attaccato una piccola go-pro all'estremità dell'ala, per immortalare qualche scorcio. 

  

"India - ALEX sta decollando. Pista 36, lato erba, per partenza a Ovest"
Manetta al massimo, il carrello sobbalza sull'erba mentre l'aereo prende rapidamente velocità. Correggo la direzione con qualche colpo alla pedaliera, per mantenere il centro-pista... tiro dolcemente verso di me la barra... il Tucano stacca il carrello da terra e si arrampica a una velocità incredibile, per le sue modeste dimensioni. Il tempo di realizzare di essere seduto, galleggiando nell'aria, su una piccola struttura in tubi di acciaio e inizio a virare a Ovest, verso il primo punto di riporto, Garbagnate Milanese: una piccola e ridente cittadina a qualche km di distanza dal campo di volo delle Groane. Gas aperto durante la salita verso i 2.500 piedi, poi riporto la manetta fino ai 5.000 giri, controllando temperatura di acqua e olio e la pressione dell'olio.
Dopo qualche minuto, ecco la cittadina sulla sinistra: giusto il tempo di salutare verso la casa della nonna e sono già in virata verso la prossima prua, Arluno. 
Arluno è "famosa" più che altro per l'omonima uscita autostradale sulla A4, utilissimo punto di riferimento quando si vola in VFR.  


Camion, automobili e motociclette sembrano puntini, da qui. Il traffico oggi è moderato, si può notare una piccola congestione, ma solo in prossimità dello svincolo.
Spostando lo sguardo verso l'orizzonte, si scorge appena il Ticino.  


Una volta trimmato a dovere, il Tucano è stabile come un liner: si mantiene in volo livellato senza più alcuna correzione e oggi, senza vento in quota, posso persino permettermi di staccare la mano dalla barra di controllo.
Avvicinandoci al Ticino, mi attrezzo per chiedere a Malpensa Torre l'autorizzazione al transito nello spazio aereo di classe D da lei controllato. Speriamo di non trovare troppo traffico pesante in avvicinamento. 


Lo spazio aereo intorno alla Malpensa è uno fra i più trafficati di Italia. La vasta area si divide in due zone, al cui interno troviamo Milano Arrivi e Malpensa Torre a gestire il flusso aereo in ingresso e in uscita. La zona 1 comprende ben tre Aerodrome Traffic Zones, vale a dire Malpensa, Cameri e Vergiate. Mentre MXP è uno degli scali più trafficati d'Europa e Cameri una base militare, Vergiate è un piccolo aeroporto con una pista in asfalto molto corta e una scuola di volo (Air Vergiate) in cui mi sarebbe tanto piaciuto prendere il brevetto. La zona di Vergiate è poi una tra le meno regolamentate, essendo classificata con la lettera "G" e, pertanto, adatta al traffico di Aviazione Generale.
Ma a noi interessano le zone di Malpensa.
La prima, CTR 2, la dobbiamo immaginare in tre dimensioni, lungo tutto il perimetro disegnato dalla cartina aeronautica. La fascia di restrizione "verticale" - classificata come spazio aereo di classe A, che impedisce il transito ad apparecchi come il nostro - è di appena 500 piedi. Da un livello inferiore di 1.500 piedi a un livello superiore di 2.000 piedi sul livello del mare. Nessun problema, ci abbassiamo fino a raggiungere i 1.000 piedi e il transito è libero, senza neppure la necessità di chiedere un'autorizzazione. Chissà, magari incontreremo qualche paramotore.
Avvicinandoci all'aeroporto, le restrizioni si fanno però sempre più severe. La seconda zona, CTR 1, oltre ad avere un perimetro molto più esteso, si estende in senso verticale a partire dall'altezza del suolo, ergendosi fino ai 2.000 piedi sul livello del mare; è classificata, inoltre, come spazio aereo di classe "D", pertanto gli aeromobili in transito VFR necessitano di un'apposita autorizzazione in ingresso e in uscita.
Ma i problemi non finiscono qui: abbiamo una serie di "no fly zones" che costellano la zona: si tratta della zona di Novara, San Martino di Trecate e Busto Arsizio e delle zone "protette" su cui è impedito il volo, salvo eccezioni, fino a 500 piedi dal suolo.




Mentre il piccolo Tucano procede stabile verso Corbetta, mi concedo qualche minuto di relax, osservando dallo spazioso cupolino il paesaggio...


Lo Stadio Comunale, il campanile, il Municipio, il parco del Comune, le piazze... che bello poter ammirare luoghi così familiari e scontati da un'altra prospettiva, sembra quasi di rivivere ricordi e momenti passati, racchiusi in uno sguardo.
Ci lasciamo presto alle spalle il piccolo centro storico di Corbetta, direzione Robecco sul Naviglio, il prossimo punto di riporto.
Robecco è uno splendido Comune di circa 7.000 anime, sito in una posizione che ha consentito un florido sviluppo dei commerci fluviali lombardi nel XVI secolo. A breve distanza da un altro famigerato corso d'acqua - il Ticino - Robecco è attraversata dal Naviglio Grande, sulle cui sponde sorgono meravigliose ville storiche, ponti e ponticelli caratteristici. Tra la seconda metà del 1.400 e gli inizi del 1.500 nel milanese sono stati realizzati 90 km di canali. La storia non finisce qui, però: è solo grazie al genio di Leonardo, che ideò nel 1484 un complesso sistema di chiuse, che l'intera rete fluviale divenne navigabile.
Passeggiando sul lungo Naviglio si possono ammirare, soprattutto in corrispondenza di grandi ville risalenti al 1.500, antichi e rudimentali "moli", cui erano solite attraccare zattere e trasporti. Il Naviglio è stato un notevole centro strategico commerciale che ha lasciato i segni delle ricchezze commerciate del tempo. I palazzi signorili tra Turbigo e Robecco ne sono un chiaro esempio.
Cerco con lo sguardo il ponte di Boffalora, un altro piccolo Comune a una manciata di km da Robecco, dove di solito è ormeggiato "el barchétt". Si tratta della storica corriera - letteralmente "la barchetta", che faceva la tratta Turbigo - Boffalora - Gaggiano - Darsena milanese.




Si incomincia a fare sul serio: abbandoniamo la prua del punto di riporto di Robecco sul Naviglio e inizio una lenta virata che porta il velivolo a puntare il Ticino. Riduco leggermente i giri del motore e il piccolo Tucano inizia dolcemente a cambiare assetto. Voglio portarmi sui 1.000 piedi per poter essere al di sotto del limite inferiore dello spazio aereo CTR 2. Io e il piccolo Tucano vi faremo ingresso da Sud, sorvolando il Ticino.
Sintonizzo la frequenza radio su Malpensa Arrivi... ed ecco che il piccolo abitacolo si riempie di frenetiche comunicazioni tra l'ATC e il traffico in arrivo all'aeroporto di Malpensa. 
Qualche minuto più tardi sposto lo sguardo a sinistra: il Ticino si apre in tutta la sua bellezza.







Mi accorgo come sia facile manovrare il Tucano: merito anche del clima, perfetto per trascorrere qualche ora galleggiando in mezzo al cielo, ad ogni movimento della barra di controllo corrisponde, con precisione, una prevedibile risposta dell'aereo. Con una mano sulla manetta e l'altra sulla barra di controllo mi guardo intorno, con più attenzione a mano a mano che mi addentro nella zona CTR 2.
Il Ticino ha un'influenza benefica sugli occhi e sull'anima di chi lo guarda. E' misteriosamente attraente. 
In lontananza, si intravedono le ciminiere della centrale idroelettrica di Turbigo. 
Vorrei soffermarmi ad ammirare le bellezze paesaggistiche che offrono le sponde del Ticino, ma sono quasi nella CTR 1. 





Aspetto che Milano vettori un grosso 738 della Air Europa, in avvicinamento diretto sul sentiero di discesa per l'ILS della pista 35 Destra e apro la comunicazione "Milano Radar buongiorno. India - Alfa Lima Echo Xray è un Tucano ultraleggero avanzato, in VFR per Bresso, si trova a 12 miglia Sud, ore sei, prua 339° inbound verso TURBIGO, millecinquecento piedi, in salita a duemila, chiede autorizzazione al transito, ingresso previsto tra 2'" "India - ALEX buongiorno, autorizzato, continuare verso il punto di riporto TURBIGO, altimetro 1028, poi segue MAGENTA in uscita, conferma?" "Altimetro 1028, continuare verso TURBIGO, conferma MAGENTA in uscita, per India - ALEX" "India - ALEX ricevuto, riportare a TURBIGO a 2.000 piedi" "Ricevuto, riportare a TURBIGO, 2.000 piedi, India-ALEX".
Seguiamo la prua stabilita, avvicinandoci alle ciminiere della centrale idroelettrica... sulla destra ricompare il Naviglio Grande. A intervalli regolari controllo la situazione fuori dal cupolino... l'ultima cosa che vorrei è cadere come un sasso, capottato dalla turbolenza di un liner che mi passa sopra la testa. La wake turbulence è infatti un fenomeno temutissimo, soprattutto dai più "piccoli". Si tratta di una serie di vortici e di masse di aria che lasciano, dietro di sé, gli aeromobili. Più massa hanno i mezzi, più intensa sarà la turbolenza, più pericoloso è trovarsi in traiettoria.






Ci avviciniamo alla centrale idroelettrica: davanti a noi, le rilassanti acque del Ticino, sulla destra si scorgono già le PAPI lights delle piste 35 Sinistra e Destra di Malpensa. Che impressione, viste dall'abitacolo di un piccolissimo ultraleggero.
Ancora nessun bestione nelle vicinanze... Nel dubbio, meglio sbrigarsi e liberare il CTR.
Riporto la mia posizione a Milano Radar. Una virata sulla centrale, un passaggio sul naviglio... prua verso il successivo punto di riporto. Dopo qualche minuto di volo, ancora al riparo dai grossi jet che stanno affollando l'area, stiamo uscendo dallo spazio aereo controllato, quasi su Magenta. Salutiamo il gentile controllore e torniamo al relax del volo "deregolato".
Una volta lasciata alle spalle Magenta, cerco con lo sguardo l'Autostrada A4 Torino - Trieste, che ci porterà fino alle porte di Milano, per entrare nel circuito di traffico destro della pista 18, a Bresso aeroporto.





Sul percorso di ritorno all'aeroporto di Bresso, qualche raffica di vento interrompe i miei pensieri che si stavano pericolosamente accumulando... Riporto l'aereo in volo livellato e do un'occhiata alle temperature e le pressioni. Ho ancora mezzo serbatoio di autonomia: un margine di sicurezza abbondante che mi consente di effettuare qualche go-around senza problemi.
L'autostrada non è particolarmente affollata: solo qualche mezzo pesante e poche automobili. Del resto, non è ancora orario di punta.
Dopo qualche km percorso in compagnia del traffico terragnolo, arrivo in prossimità della Ghisolfa. Sintonizzato su Bresso Traffico, riporto la mia posizione in coincidenza del punto "Oscar" indicato sulla cartina aeronautica. La piana e tranquilla campagna lombarda si interrompe, per lasciare spazio a vaste aree urbanizzate: la terribile periferia milanese.



Contento per aver seguito alla lettera quanto pianificato, inizio una lenta discesa che mi porterà fino ai 1.500 piedi, per sorvolare il secondo punto standard segnalato dalla cartina aeronautica di Bresso - un complesso di gasometri - e riporto l'ingresso nel braccio di sottovento della 18.
Ecco che, come previsto, compare il complesso aeroportuale.




Porto la manetta quasi al minimo, mi stabilizzo sul braccio di sottovento e mi preparo a segnalare la posizione di ingresso nel braccio di controbase. Nessun traffico nella zona di Bresso aeroporto, se non un bellissimo Quicksilver - un microlight solo tubi e tela ad abitacolo scoperto - che sta rullando verso la pista 36... ci daremo il cambio. 




Manovro l'agile Tucano fino a portarmi sul sentiero finale di discesa: qualche raffica lo fa galleggiare un po', ma i comandi rispondono prontamente agli input. C'è un po' di aria sporca. Riporto "in finale", a qualche decina di metri tolgo del tutto la manetta e plano verso il terreno... inizio la cabrata finale e il carrello del Tucano tocca dolcemente l'erba un attimo prima dello stallo. 
Dopo aver salutato il collega aviatore sul Quicksilver rullo verso l'hangar, comunicando alla Torre di aver liberato la pista.
Safe and sound, on the ground, spengo il mio piccolo compagno di avventura, soddisfatto. 



  


domenica 15 marzo 2020

Cartoline e sogni


Sopra le nuvole, sfrecciano i sogni 
Di chi non ha smesso mai di essere bambino

Passa inesorabile il tempo, passano le stagioni, alcuni sentieri vengono battuti e altri vengono abbandonati. Ormai irriconoscibili, si confondono con il resto del paesaggio, diventandone un tutt'uno. 
Camminando, però, lo sguardo sembra sempre seguire l'unica stella polare: il cielo, che nonostante tutto, attrae amorevolmente gli occhi e il loro spirito verso i colori di albe, tramonti, nuvole e verso i rumori che lo popolano quotidianamente.
Perché, "una volta che avrete imparato a Volare, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché è là che siete stati ed è là che vorrete tornare" (L. Da Vinci).

Cartoline... cartoline di ricordi, cartoline di racconti, inventati, nel dolce naufragare della fantasia, per regalare all'anima irrequieta un po' di ristoro.



Correva l'anno 1992, Bresso (Milano). Nicola, un giovanotto di appena 21 anni, fresco di certificato P.P.L., sorride a 32 denti mentre effettua gli ultimi controlli prima di mettere in moto il piccolo Cessna 152 di un amico giramondo, appena arrivato dagli Stati Uniti.
Il sogno di Nicola è quello - lo si sarà intuito - di diventare un pilota di linea. Fin da quando era bambino, camminava a testa in su, affascinato dal rombo di quelle affusolate macchine di metallo che solcavano i cieli, dominando l'aria e il vento.
I cieli sono limpidi, il vento è calmo, la temperatura primaverile e la voglia di volare è tanta.




8 Marzo, 1998, Malpensa. Luciano, un passeggero curioso sempre munito di macchina fotografica, riesce a immortalare - con una fermezza di mano non indifferente, a scapito dei suoi 67 anni - un Boeing 737-300 della AirOne.
Luciano, però, deve imbarcarsi su un fiammante Md-82 della Alitalia, per raggiungere la propria compagna Aine, a Zurigo. I due si sono conosciuti, qualche anno prima - guarda a caso - in aeroporto.
Luciano era vedovo già da 5 anni, quando incrociò lo sguardo di Aine, una giovane assistente di volo irlandese della neonata Ryanair. Era il 1985.
Da allora, Luciano ha perso il conto dei voli presi per raggiungere la sua bella hostess, che mai si sarebbe immaginata di essere parte di una delle compagnie aeree più floride della storia dell'aviazione.
Così, per rendere i viaggi meno monotoni, Luciano ha iniziato ad appuntarsi sulla sua piccola agenda rossa pregi e difetti del servizio offerto dalle compagnie aree a cui ha pagato quasi una fortuna per incontrare la bella Aine.
Luciano, il remoto antenato di Tripadvisor... per volare.




Maggio 2012, Mar Mediterraneo. Mauro ha concluso da qualche mese il Type Rating - l'addestramento per una determinata tipologia di aeromobile - sul suo nuovo giocattolino: un Boeing 737-800 NG nuovo di zecca, appena consegnato a Ryanair. La compagnia, a dispetto del trend generale del periodo, ha numerose posizioni aperte. Mauro, infatti, nonostante i suoi 43 anni suonati, ha appena cambiato casacca.    
"E' un po' come pilotare un camion nel cielo: robusto, 'ignorante', ma assolutamente affidabile". Così, Mauro, descrive le sue prime sensazioni verso la filosofia "Boeing". Nella sua decennale esperienza come pilota professionale, Mauro aveva iniziato a volare per AirOne, ai comandi di un Airbus A-320.
A 38.000 piedi, il Primo Ufficiale (Pilot in Command della tratta, Palermo-Malpensa), chiacchierando col collega Comandante, sottolinea le differenze tra un Boeing e un Airbus. "E' molto più spartano, si sente proprio la differenza tra i comandi idraulici e il fly-by-wire. E' un aereo classico, nonostante lo spaccino per 'next generation'". Ma il Comandante ribatte: "Hai mai volato su un vero classico...?"


   
Flight Level 320. Da qualche parte sopra la Corsica. Luglio 2012. AirOne dal dicembre del 2011 diventa la "low-cost" del Gruppo Alitalia S.p.A., ora completamente privatizzata. AirOne è stata una delle compagnie aeree più virtuose a livello globale: puntualità e professionalità senza pari, efficienza e regolarità le priorità del gruppo. Fallirà appena due anni dopo, nel settembre del 2014, a causa di una gestione sclerotica della Compagnia di bandiera.
Matteo ha 23 anni, è una delle sue prime rotazioni tra la Sardegna e Milano, attivate dalla Compagnia in vista della stagione estiva.
Il collaudato Boeing 737-300 è una pietra miliare dell'aviazione commerciale: piccolo, rozzo, un po' goffo, ma estremamente affidabile ed economico. "It gets the job done."
Nell'epoca dell'innovazione tecnologica e dell'automazione, Matteo ha imparato a volare su una macchina da domare. Roba da piloti di altri tempi. Strumenti di volo analogici, lancette, orologi, bussole magnetiche e sedili come se il tempo fosse fermo al 1984. Ma ha anche dei difetti...





Novembre 2019. Gaia, la ventiseienne neo Comandante della EasyJet - ha passato il temutissimo Command Course da appena una settimana, fra 1.200 candidati - per la prima volta si trova ad affrontare una tratta a lei familiarissima (Olbia-Malpensa) seduta sul lato sinistro dell'abitacolo.
Avere la responsabilità, giuridica e personale, di ogni decisione che influisce sulla vita di 159 passeggeri, non è certo una passeggiata. Gaia, però, è una donna con gli attributi: è una dei soli 162 candidati di sesso femminile, su 1.200 complessivi, ad aver passato - al primo colpo - un processo di selezione interna severissimo. Estenuanti sessioni al simulatore, capacità di autocontrollo in situazioni di stress, gestione efficace delle emergenze, leadership e tanto, tanto studio. 
Le "four stripes", se le è sudate. Impegnata nella procedura di avvicinamento a Malpensa, è la fotografia dell'equilibrio e dell'umiltà di chi - conscio dei propri limiti - ha sempre dato il massimo, senza pretendere mai nulla.



   

Maggio 2005. Livello di volo 30.000 piedi. Alitalia Express era la Compagnia Aerea Regionale di Alitalia. La flotta, composta da 6 brasiliani Embraer E-170, 14 ERJ-145 e 10 ATR-72, era specializzata nelle rotte a corto-medio raggio.
Giuseppe è un Comandante della vecchia guardia: nel suo invidiabile Roster può vantare più di 12.000 ore di volo su velivoli a corto, medio e lungo raggio, fra cui il mitico Jumbo Alitalia. Praticamente un guru dell'aviazione.
Il Comandante Giuseppe è un uomo instancabile, un vero carro armato: è un piacere vederlo in azione nell'abitacolo. Con una incredibile fluidità gestisce tutte le procedure di bordo: le sue mani scorrono veloci sui comandi del jet e i suoi vispi occhi blu vigilano come due fari su ciò che accade al di fuori dell'abitacolo durante le concitate fasi di rullaggio e decollo, in un affollatissimo Fiumicino. "Aviate, navigate, communicate" è il mantra che ripete sempre ai suoi giovani colleghi.
A 30.000 piedi, in fuga dal torrido caldo romano, tutto sembra scorrere più lentamente. 




Aprile 2016, Orio al Serio. Un Airbus A-319 è in avvicinamento alla pista 28. C'è qualcuno che lo sta fotografando con un obbiettivo enorme.
Angelo e Luca sono amici di infanzia, cresciuti insieme in un vecchio cortile, in una di quelle corti, ormai storiche, tipiche dei paesi di campagna. Quando erano ragazzi, erano sempre soliti inforcare la bicicletta per andare alla Malpensa, a vedere gli aerei che rullavano, decollavano e atterravano. Si erano anche iscritti all'Università insieme. Angelo, però, al terzo anno decise di ascoltare la "chiamata". Luca, dopo la laurea, ha iniziato subito a lavorare in una famigerata società di rating, si è sposato e ha avuto una bellissima bambina. Ma non era troppo sereno... appena poteva, inforcava ancora la bicicletta e correva alla Malpensa a vedere Angelo atterrare e lo ammirava, con malinconia.
Luca è un signore attempato con i capelli brizzolati e lo sguardo sempre pacato, ha quasi 39 anni ed è l'immagine della serietà. Però, si sa, anche nelle macchine più perfette, c'è sempre qualche circuito "ribelle". 
Due ragazzi ammirano l'elegante Airbus mentre galleggia tra le raffiche di vento, ma, a qualche metro dall'asfalto, si stabilizza magicamente, toccando dolcemente la pista con il carrello posteriore. 
"Ci hai preso la mano, eh?" chiede il Comandante Angelo. E' "colpa" sua se oggi Luca è seduto ai comandi dell'Airbus, al suo fianco. "Direi di sì, è proprio bello volare".



Gennaio 2009. Dopo una abbondante nevicata, Gianni non ha esitato un secondo. Ha afferrato la sua macchina fotografica, si è subito messo alla guida di una fiammante Alfa Romeo Duetto e ha raggiunto l'aeroporto di Bresso. Deve per forza immortalare il candido paesaggio innevato, a bordo del suo fido Piper P.A. 28.
Erano anni che non si vedeva una nevicata del genere. Tra il 6 e il 7 gennaio si è abbattuta su tutta l'aera del Milanese una vera e propria bufera di neve. "Peccato non fossi di turno!" ha subito pensato Gianni, navigato Primo Ufficiale della Meridiana. Gianni vola sui Boeing 737-700 Next Gen per professione, ma è adora tutto ciò che può staccare le ruote da terra. 
Appassionato del volo a vela, di antichi aeroplani da guerra, abilitato al volo su idrovolanti e veterano del Bush Flying, Gianni è un'istituzione negli Aeroclub di mezza Italia.



To be continued...